di Maurizio Guarino di Onara, Marchese di Valdichiana Senese.
Pierre Chaunu definì il declino demografico europeo come “la peste bianca”.
Questa “peste bianca” rischia di far accendere la miccia della “Tempesta perfetta” soprattutto per la sostenibilità del welfare e per la Cultura Occidentale.
La diminuzione di nascituri aumenta inevitabilmente l’età media della forza lavoro minacciando il sistema produttivo, visto che finiranno per mancare competenze.
Inoltre si aggrava sulle spalle dei lavoratori attivi il carico per sostenere quella parte in crescita di popolazione la quale è sempre più longeva.
La bassa natalità, se non peggio “zero” come in Italia, mina pensioni e sanità.
Incombe un ulteriore variabile su tutto ciò: come inciderà la rivoluzione 4.0 e la riduzione dei posti di lavoro legata alla tecnologia.
Questa profonda crisi demografica attinge a diverse problematiche: precarietà del lavoro; reddito basso; aumento del costo della vita; mancanza di strutture per l’infanzia; scarsi e più ampi congedi parentali; assenza di flessibilità negli orari di lavoro; telelavoro ancora insufficiente; nonni non più in grado di svolgere il loro fondamentale ruolo culturale ed educativo.
In Europa le uniche due Nazioni che hanno riscontro positivo con le loro politiche sono: la Scandinava per l’equilibrato mix di misure e benefit che coprono perfino le rette universitarie gratuite e la Francia grazie al quoziente familiare che in Italia si è ampliato (solo nella teoria a “fattore familiare”).
Un articolo di Francesco Anfossi pubblicato su Famiglia Cristiana, riporta testualmente: “Siamo in guerra. Almeno dal punto di vista demografico. Lo ha scritto il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, presentando l’ultimo rapporto annuale sulla situazione del Paese. Il declino biologico che sta colpendo l’Italia, ormai dal 2015,si sta traducendo in «un vero e proprio calo numerico di cui si ha memoria nella storia d’Italia solo risalendo al lontano biennio 1917-1918, un’epoca segnata dalla Grande Guerra e dai successivi drammatici effetti dell’epidemia di “spagnola”». Dunque per trovare una situazione paragonabile occorre tornare indietro di circa un secolo. Perchè quella che stiamo vivendo è una vera e propria epidemia di bambini mai nati”.
A questo, come se non bastasse, dobbiamo aggiungere i ragazzi che emigrano chiamati ormai “cervelli in fuga”. Altra problematica alla quale non si vedono oggigiorno soluzioni.
Circa dieci anni faDieci anni fa, sulle pagine del Monde, un sociologo francese, Henri Mendras, scrisse che andando avanti di questo passo la popolazione dello Stivale si sarebbe ridotta da 60 a 40 milioni nel 2050. “Nessun popolo può sopportare un evento così traumatico e l’equilibrio generale dell’Europa ne sarebbe scosso”, scriveva Mendras. “L’Italia del nord, oggi così opulenta, ha il più basso tasso di fecondità in Europa: in media meno di un bambino per donna…”.
Altro spunto interessante lo troviamo in un articolo di Giulio Meotti sul Il Folgio: “Bruce Thornton, studioso di antichità della California State University e autore di “Decline and fall of Europe”, vede facili paragoni storici con la situazione italiana. “Non conosco nessuna società pre-moderna che ha smesso di avere figli”, dice Thornton al Foglio. “Si vede questo fenomeno tra le élite, per esempio nella Roma tardo-repubblicana, con Augusto che ha cercato di incoraggiare gli aristocratici romani ad avere più figli. Prima dell’età moderna, la gente ha visto i bambini come risorsa più importante di ogni cultura. Solo i moderni possono essere così stupidi da ignorare questa saggezza”.Entrerà in crisi la democrazia in una simile spirale di invecchiamento e sterilità. “La democrazia sarà in pericolo durante la transizione a uno stato invecchiato. L’assistenza sociale e la redistribuzione dipende da lavoratori più giovani che pagano le imposte sui salari per finanziare la sicurezza sociale. Cosa succede quando una maggioranza di vecchi voterà per averne sempre di più, a scapito dei giovani ormai ridotti al lumicino?”.
In questo ultimo tratto si nota il gravissimo rischio Culturale di un Mondo cieco innanzi alla “Natalità zero”: perdita di tradizioni, radici, identità finanche sui modelli di Governo.
Può un paese di vecchi avere un ruolo sulla scena internazionale? (Sempre da Il Foglio) “Sarete vulnerabili. La Cina, l’Iran e la Russia stanno avendo gli stessi problemi demografici, ma a breve termine il fallimento di nervi dell’occidente e il rifiuto di investire nella difesa li ha incoraggiati. E non dimentichi il problema del jihad islamico: gli immigrati musulmani provenienti da paesi con più alto tasso di natalità sono un bacino più ampio di potenziali reclute jihadiste. Anche se nel lungo periodo il loro tasso demografico tornerà nella media, a breve termine possano raggiungere una massa critica – come il dieci per cento in Francia – che ha il potere politico per iniziare a cambiare la cultura del paese ospitante”.
“Penso che in occidente abbiamo un desiderio di morte”, dice al Foglio Rod Dreher. “Abbiamo scelto il comfort sulla vita. Benedetto XVI ha detto che ci troviamo di fronte a una crisi spirituale, davvero una crisi di civiltà, peggiore di qualsiasi altra dalla caduta di Roma. Ratzinger è un profeta, a mio avviso. Siamo diretti verso giorni molto bui. I musulmani che arrivano in Europa oggi credono in qualcosa. Troppi di noi occidentali non credono in niente, non nel Dio della Bibbia, ma neanche in se stessi. Padre Jacques Hamel, gli ebrei di Parigi, i rivoltosi turchi a Rotterdam, tutte queste cose sono segni dei tempi. Non è sufficiente combattere contro qualcosa. Devi lottare per qualcosa”.